Dagli anni 80 in poi, in seguito alla diffusione di massa dei personal computer prima e degli smartphone poi, il fenomeno della dematerializzazione di documenti (di qualsiasi tipo) ha subito un incremento esponenziale fino a diventare, nella stragrande maggioranza dei casi, l’unico metodo di gestione delle informazioni.
Inoltre, l’assenza di tangibilità fisica di un elemento lo rende invisibile ad occhi poco allenati.
Si pensi ad un album di fotografie. Lo teniamo in una bella libreria, è facile riconoscerlo perché abbiamo scelto una copertina ed una costola con un colore particolare e sappiamo che è sempre nello stesso posto: se lo prendiamo lo rimettiamo sempre nella stessa posizione e ci accorgiamo immediatamente se manca. Siamo portati a considerare che quell’album è al sicuro, protetto da qualsiasi evento che potrebbe danneggiarlo, proprio come qualsiasi altro oggetto che conserviamo nella nostra abitazione.
Si pensi ora allo stesso oggetto però in formato elettronico. Dove teniamo le nostre fotografie digitali? Spesso solo nello smartphone, oggetto sottoposto a dei rischi fisici estremamente elevati (rotture, furti, spazio che si esaurisce…). Se siamo stati bravi abbiamo creato un archivio nel pc di casa, salvando tutto nell’hard disk interno: ma non tutti gli utenti comuni sono in grado di svolgere un’attività di questo tipo e, comunque, anche il pc è un dispositivo esposto a rischi notevoli (gli hard disk si rompono, la navigazione internet espone a rischi di virus informatici…)
Se pensiamo alla vita di un’azienda, soprattutto tra quelle di dimensioni medio-piccole, il problema diventa ancora più importante. Tutti i processi aziendali sono passati già da tempo su dispositivi elettronici: le stesse macchine nelle aziende manifatturiere funzionano, in molti casi, grazie a file elettronici contenenti programmi e istruzioni. Progetti, disegni di macchinari, dati di clienti, offerte e preventivi, contratti, grafica e strumenti pubblicitari: tutto materiale disponibile sottoforma di dato elettronico.
Facciamo infine una considerazione su studi professionali o singoli professionisti. Avvocati, ingegneri, geometri, amministratori di condominio, commercialisti: tutti soggetti che lavorano per clienti e che, quindi, hanno l’onere di proteggere informazioni che sono state affidate loro dai clienti. Il filo comune che lega anche questa categoria professionale è lo stesso: senza l’elaborazione elettronica dei dati non possono svolgere la propria attività.
Durante questi anni ho avuto modo di rendermi conto che la consapevolezza di come proteggere al meglio i dati elettronici è bassissima, in molti casi totalmente assente.
Ho deciso quindi di dare vita a questo blog per condividere esperienze, conoscenze e opinioni sui temi backup, protezione dei dati elettronici e disaster recovery. Lo scopo è quello di aiutare privati, professionisti e aziende ad aumentare la consapevolezza sui rischi più comuni che si corrono utilizzando i dispositivi elettronici e su come imparare a gestire al meglio i propri dati elettronici per cercare di non trovarsi mai nella condizione di aver perso, irrimediabilmente, anni e anni di lavoro e di ricordi.